In una startup agli esordi o in un’azienda più strutturata con un reparto tecnico interno, uno dei primi professionisti di cui contemplare l’inserimento è sicuramente quella del CTO, poiché bisogna capire quali sono le sue aree di intervento e quale forma di ingaggio sia la migliore in base alle necessità aziendali. Ma partiamo dalle basi: il CTO cos’è? Di cosa si occupa? Ed è possibile esternalizzare questa figura?
CTO: cos’è e che responsabilità ha
L’acronimo CTO sta per Chief Technology Officer, ovvero il responsabile delle scelte tecnologiche di un’azienda. È una figura dirigenziale, che si colloca tra il management e il reparto sviluppo, con il compito di trasformare visione e strategia in soluzioni tecniche tangibili.
Il lavoro del CTO consiste nell’indirizzare la crescita tecnologica in modo coerente con gli obiettivi di business.
Tra le sue responsabilità principali troviamo:
- Definizione dell’architettura tecnica di un prodotto o di un sistema;
- Scelte tecnologiche (linguaggi, framework, infrastrutture);
- Gestione dei team di sviluppo, interni o esterni;
- Valutazione dei costi e delle tempistiche legate all’implementazione tecnica;
- Coordinamento con le altre funzioni aziendali, dal marketing al commerciale, per allineare la roadmap tecnica a quella strategica.
In contesti più piccoli o in fase di startup, il CTO è spesso una figura ibrida, che copre anche ruoli operativi. Con la progressiva crescita dell’azienda, invece, si evolve in una funzione più manageriale e strategica.
Quando è indispensabile un CTO?
Non tutte le aziende hanno bisogno di un CTO a tempo pieno. La presenza di questa figura è fondamentale quando:
- Il core business è digitale: se il prodotto stesso è un software, un’app o una piattaforma.
- Si prevede una crescita rapida e serve una guida tecnica che possa scalare con l’azienda.
- Ci sono team di sviluppo da gestire, anche in outsourcing.
- Occorre tradurre idee in soluzioni tecniche sostenibili e durevoli.
- Si lavora in ambito R&D, dove le scelte tecnologiche sono un vantaggio competitivo.
In altre situazioni, però, può non essere necessario assumere un CTO in-house, soprattutto nelle fasi iniziali.
Cos’è un CTO esterno e come integrarlo nel team
Il termine può suonare strano, perché siamo abituati a pensare ai dirigenti come figure interne, presenti fisicamente in azienda e coinvolte in ogni decisione. Eppure, esternalizzare un CTO, anche solo temporaneamente, è una scelta sempre più diffusa, soprattutto tra startup, PMI o aziende che si ritrovano ad affrontare un cambiamento tecnologico importante.
Un CTO esterno (detto anche “fractional CTO” o “temporary CTO”) è un professionista o un team che ricopre il ruolo di responsabile tecnologico senza essere assunto a tempo pieno. Fornisce supporto strategico, organizza i team di sviluppo e partecipa alle decisioni tecniche.
In pratica, svolge le stesse funzioni di un CTO tradizionale, ma con un metodo più agile, su misura e adattabile ai bisogni del momento.
I principali vantaggi di un CTO esterno
Affidarsi a un CTO esterno consente di portare competenze manageriali e tecniche di alto livello, senza dover sostenere i costi e i rischi di una figura fissa. Ecco i principali vantaggi:
- Risparmio economico e flessibilità contrattuale: un CTO assunto a tempo pieno ha un costo elevato, e non sempre giustificato, soprattutto nelle fasi iniziali. Un CTO esterno permette di modulare l’impegno in base al progetto: da qualche ora settimanale a una presenza più strutturata.
- Accesso a competenze senior immediatamente operative: un CTO esterno ha spesso esperienza in più settori e contesti. Ciò gli consente di analizzare le situazioni in modo lucido, senza vincoli interni, e di portare best practice già testate altrove.
- Scalabilità del supporto tecnico: quando serve, può coinvolgere direttamente sviluppatori, devops, analisti o altri profili tecnici, coordinando un team già collaudato, diventando un facilitatore operativo.
- Neutralità nelle scelte: non avendo legami interni, un CTO esterno è meno influenzato dalle dinamiche aziendali e può aiutare a superare eventuali resistenze al cambiamento.
Quando conviene esternalizzare il CTO?
Vediamo alcuni scenari concreti in cui affidarsi a un CTO esterno può fare la differenza:
1. Hai un’idea di prodotto digitale ma nessuna competenza tecnica interna: è il caso classico delle startup in fase di lancio. Hai un’idea solida e un mercato di riferimento specifico, ma non sai come realizzare l’app o il software che hai concepito. Un CTO esterno può aiutarti a definire il MVP, scegliere la tecnologia giusta, strutturare il team di sviluppo e supervisionare ogni fase.
2. Stai sviluppando un software con un team in outsourcing: l’outsourcing è efficace solo se ben gestito. Il CTO esterno può diventare il punto di riferimento tra la tua azienda e il team di sviluppo, garantendo qualità, coerenza tecnica e rispetto delle tempistiche.
3. Vuoi innovare o digitalizzare processi interni: anche un’azienda tradizionale può avere bisogno di una guida tecnica temporanea per sviluppare un gestionale interno, ottimizzare l’infrastruttura IT o integrare nuovi sistemi. In questi casi, il CTO esterno può intervenire in qualità di consulente strategico.
4. Ti serve una figura tecnica per interagire con stakeholder esterni: nei rapporti con investitori, partner o incubatori, serve una figura in grado di raccontare la parte tecnica in modo chiaro e affidabile. Un CTO esterno può affiancarti anche su questo aspetto.
Le competenze da cercare in un CTO
Un CTO, che sia in-house o meno, deve avere competenze tecniche, manageriali e relazionali. In particolare, dovresti verificare se:
- Conosce in modo approfondito le tecnologie attuali;
- È in grado di strutturare team e processi di sviluppo;
- È predisposto all’ascolto e alla mediazione tra reparti diversi;
- Ha esperienza in progetti simili al tuo, sia per settore che per complessità;
- Sa gestire budget, scadenze e relazioni operative.
Se ti affidi a un’azienda strutturata per questo tipo di servizio, potresti avere accesso non solo a un CTO esperto, ma anche a un intero team tecnico in grado di supportarti nel lungo periodo.
Collaborazione con CTO: cos’è utile sapere?
Ogni azienda ha il suo particolare modello organizzativo, ma in genere la prima attività per avviare una collaborazione con un CTO esterno consiste nell’analisi iniziale, con cui si chiariscono gli obiettivi, il contesto tecnico, gli stakeholder coinvolti.
Segue poi la definizione di una roadmap, definendo cosa serve, entro quando e quali sono gli strumenti e il budget disponibili. A quel punto, il CTO può:
- Agire da supervisore tecnico.
- Coordinare il team interno o i fornitori esterni.
- Supportare la selezione di tecnologie e professionisti.
- Intervenire nei momenti critici o nelle revisioni periodiche.
CTO esterno e outsourcing: alleati strategici
In molti casi, l’esternalizzazione del CTO si accompagna a quella del team di sviluppo. Questo permette di creare una filiera ben coordinata: il CTO esterno guida la strategia e le scelte tecniche, il team in outsourcing si occupa dell’implementazione.
Quando questa sinergia funziona, si ottiene un risultato simile a quello di un reparto IT interno, ma con maggiore flessibilità e controllo sui costi.
In Beehind, oltre a developer e professionisti IT, mettiamo a disposizione anche figure tecniche senior in grado di affiancare le aziende come CTO esterni.
Quali risultati può portare un CTO esterno?
Più che chiedersi se serva un CTO interno o esterno, bisognerebbe partire da un’altra domanda: chi può aiutarci a far crescere il nostro progetto nel modo più solido e sostenibile?
A volte la risposta è un CTO a tempo pieno. In molti altri casi, soprattutto nei momenti di transizione, un CTO esternalizzato può essere invece la scelta migliore per portare valore.