• App geolocalizzazione: in che contesti servono e come svilupparle

Chiunque oggi abbia uno smartphone, ha sicuramente installato almeno un’app in grado di rilevare la sua posizione. Quando facciamo una ricerca di un negozio o di un ristorante, Google ci propone dei risultati vicini a noi; quando ordiniamo da un delivery, quest’ultimo ha bisogno di sapere dove ci troviamo per effettuare la consegna; esistono applicazioni che tracciano il nostro percorso durante una corsa o un allenamento. Sono tutte funzionalità utili, ma un’app di geolocalizzazione non è solo una comodità: è una soluzione che deve essere progettata a livello tecnico, valorizzando l’esperienza utente e avendo cura degli aspetti relativi a etica e privacy.

Se stai valutando lo sviluppo di un’app che usa la posizione dell’utente, in modo costante o occasionale, è importante capire quali sono le conseguenze legate all’integrazione di questa funzione. Vediamo quali sono gli usi più comuni, quali tecnologie servono, e perché conviene affrontare tutto questo con una visione consapevole, strategica e rispettosa dei dati delle persone.

Cosa si può fare con un’app di geolocalizzazione

Un’app con funzione di geolocalizzazione è un’app che accede alla posizione geografica dell’utente e la utilizza per fornire un servizio. Il modo in cui lo fa, però, può variare moltissimo.

In alcuni casi si vuole semplicemente mostrare una mappa con la posizione attuale, in altri l’obiettivo è di inviare notifiche all’utente quando entra o esce da un’area precisa (è il caso del geofencing), alcune app registrano ogni spostamento per calcolare distanze o tempi di percorrenza, mentre altre ancora usano la posizione solo una volta, per capire dove si trova un utente nel momento in cui compila un modulo.

Al di là della complessità tecnica, è importante valutare anche l’impatto sull’utente: più la posizione viene tracciata, più l’utente si aspetta che questo porti un beneficio concreto, tangibile e spiegato chiaramente.

App di geolocalizzazione: settori di applicazione

Per moltissime app, la localizzazione è molto più di una funzionalità aggiuntiva: costituisce il cuore del servizio.

Vediamo dunque i principali ambiti d’uso.

Mobilità urbana e logistica

I servizi di sharing (di auto e monopattini elettrici, ad esempio) funzionano solo grazie alla localizzazione in tempo reale. La posizione serve sia all’utente che cerca un mezzo, sia al sistema per visualizzare veicoli disponibili, calcolare rotte, stimare tempi e ottimizzare i percorsi.

In questo caso, le app non solo ricevono dati dagli utenti, ma gestiscono anche quelli provenienti da dispositivi esterni, come i sensori GPS su veicoli.

Delivery e servizi a domicilio

Ordinare un pasto, ricevere la spesa o monitorare l’arrivo del rider sono azioni che si basano tutte sul tracciamento della posizione, che è usata inoltre per restringere il raggio di consegna, suggerire ristoranti vicini, mostrare offerte locali. In quest’ambito, la geolocalizzazione è strettamente legata alla personalizzazione del servizio: un’app che sa dove sei può mostrarti ciò di cui hai bisogno in modo immediato.

Anche sul fronte aziendale, chi gestisce una flotta di rider o corrieri usa queste informazioni per organizzare i turni, distribuire le zone, raccogliere statistiche e migliorare l’efficienza operativa.

Fitness e tracciamento sportivo

Chi ama correre o andare in bicicletta spesso apprezza il fatto di poter vedere il proprio percorso comparire sulla mappa. Qui la geolocalizzazione diventa esperienza: registra tempi, altimetrie, itinerari e confronti con altri utenti, oltre a fungere da leva motivazionale per perseguire i propri obiettivi. Il GPS lavora in background, registra ogni secondo e restituisce dati che l’utente può monitorare, condividere, confrontare.

Queste app fanno un uso intensivo delle coordinate, spesso anche offline, e necessitano quindi di tecnologie precise e ottimizzate.

Social network

Anche se meno esplicita, il rilevamento della posizione è indispensabile anche in molte applicazioni social. Le app per incontri, ad esempio, usano la geolocalizzazione per mostrare profili vicini, mentre i prodotti Meta possono proporre contenuti popolari nella zona.

In questo caso la questione della privacy è particolarmente delicata, perché spesso l’utente non percepisce fino in fondo quanto sta condividendo. Per questo motivo, le interfacce devono essere progettate con attenzione e ogni autorizzazione va gestita con trasparenza.

Sicurezza personale, parental control e localizzazione passiva

Un altro ambito che prevede la localizzazione degli utenti è quello delle app pensate per la sicurezza. La geolocalizzazione serve per sapere dove si trova una persona, soprattutto bambini, anziani, soggetti con difficoltà cognitive o in contesti lavorativi a rischio.

Le app di questo tipo possono integrare allarmi, notifiche automatiche ai familiari, geofencing per segnalare uscite da zone sicure. Ma richiedono massima attenzione rispetto al trattamento dei dati, perché si muovono su un terreno etico delicato: tracciare qualcuno può essere utile, ma solo se chi è tracciato lo sa e lo accetta consapevolmente.

Applicazioni aziendali

In ambito logistico, le aziende possono tracciare la posizione dei mezzi in tempo reale, ottimizzare i percorsi e ridurre i tempi di consegna. Allo stesso modo, per i team che operano sul campo (es. manutentori, installatori, venditori), la posizione può aiutare a distribuire meglio i carichi di lavoro e a intervenire con maggiore rapidità.

Un altro uso diffuso riguarda le timbrature geolocalizzate, utili per registrare in modo automatico la presenza di dipendenti che lavorano in mobilità o da sedi diverse. In questi casi, l’app diventa parte integrante del processo di gestione delle risorse umane e ottimizzazione dei flussi.

Tecnologie necessarie per sviluppare un’app con geolocalizzazione

Dal punto di vista tecnico, per realizzare un’app che gestisca bene la posizione bisogna compiere delle scelte accurate e possedere una conoscenza approfondita delle tecnologie disponibili.

La localizzazione può basarsi su diversi canali. Il più noto è il GPS, che fornisce una precisione elevata all’aperto, ma consuma molta batteria. In ambienti chiusi, come centri commerciali o magazzini, si usano segnali Wi-Fi, celle della rete mobile o sistemi a Bluetooth Low Energy (BLE), utili per determinare la posizione rispetto a sensori o beacon.

Molte app si basano su API esterne come Google Maps, Mapbox o Apple Maps, che offrono servizi di routing, visualizzazione della mappa, calcolo delle distanze e gestione di eventi geolocalizzati. Per chi lavora con veicoli, può essere utile integrare servizi di fleet tracking o moduli dedicati alla gestione logistica.

In fase di sviluppo, il professionista IT dovrà considerare:

  • la frequenza degli aggiornamenti della posizione (ogni tot secondi? Solo quando cambia?)
  • le condizioni di rete (cosa succede offline?)
  • i permessi richiesti all’utente (solo durante l’uso? Sempre attivi?)
  • la gestione dei dati raccolti, che devono essere protetti, pseudonimizzati se necessario e mai conservati oltre il tempo utile

Ogni scelta tecnica deve considerare anche l’esperienza utente: se l’app consuma troppa batteria o chiede permessi troppo invasivi, l’utente potrebbe semplicemente chiuderla o disinstallarla.

Limiti, rischi e responsabilità

Inserire la geolocalizzazione in un’app implica un rapporto di fiducia tra chi sviluppa il software e chi lo usa. Le persone sono sempre più consapevoli di cosa voglia dire essere tracciati e necessitano perciò di spiegazioni chiare sul motivo per cui si chiede la posizione, come verrà usata e per quanto tempo sarà conservata.

Il GDPR considera la posizione geografica un dato personale sensibile, soprattutto se combinato con altri dati identificativi. Questo comporta l’obbligo di fornire informative complete, ottenere consensi validi e dare all’utente la possibilità di modificare in ogni momento le proprie scelte.

Oltre alla privacy, bisogna tenere in considerazione la precisione dei dati: una posizione sbagliata può compromettere l’intero funzionamento dell’app. Inoltre, ci sono casi in cui i servizi di localizzazione non funzionano bene (es. in zone con scarso segnale GPS o in ambienti indoor) e l’app deve essere progettata per gestire anche questi scenari limite, evitando malfunzionamenti o errori bloccanti.

App di geolocalizzazione: responsabilità oltre alle feature

Integrare la geolocalizzazione in un’app può rendere il servizio più utile, più immediato e più vicino alle esigenze reali degli utenti, ma non è una feature da aggiungere solo perché “ormai lo fanno tutti”: questa scelta progettuale richiede consapevolezza, cura tecnica e attenzione etica.

Se hai un’idea o un’esigenza che include l’uso della localizzazione, conviene parlarne con un team che sappia tradurre l’intenzione in soluzioni concrete, stabili e sostenibili.

Gli sviluppatori di Beehind lavorano anche su progetti che coinvolgono tracking, mappe, GPS, notifiche dinamiche e gestione di dati sensibili. Che si tratti di una piattaforma mobile, di un’app per la logistica o di un servizio dedicato alla sicurezza, possono aiutarti a progettare una geolocalizzazione che funziona, senza sacrificare le performance e garantendo il rispetto per l’utente.

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